Worndlelock Alm, la malga nascosta in Val di Funes.
- Stefano

- 10 nov
- Tempo di lettura: 8 min
In Val di Funes.
Chiudo un periodo della mia vita molto importante. Il mio è solo un arrivederci e non un consueto addio, perchè ciò che mi lascio alle spalle è un'impronta di cammino che mi permette di guardare alla mia vita, e al mio futuro soprattutto, in modo molto positivo. La Val di Funes racchiude a se questo cammino così importante, questo mio primo passaggio attraverso questa valle che, come già scritto, ritengo appartenere a un mondo ancora intatto.
Un periodo in cui camminare lungo sentieri già vissuti da altri, tra alpeggi e richiami naturali di questa valle da me mai vissuti e descritti. Porto con me la mia Anima, quella nuova parte della mia vita che da un po di tempo cammina insieme a me. Io e Lei siamo ora alla costante ricerca del perfetto equilibrio dove immedesimarsi nell'immediato in quella giusta causa che chiamiamo "libertà". E' un percorso non facile, pieno di ostacoli ma che per il nostro forte desiderio di "vita" riteniamo possibile raggiungere.

Quello della Worndlelock Alm non è un cammino che mi porta nuovamente a toccare alpeggi e boschi della Funes già raccontati nelle settimane precedenti. La Worndlelock Alm diviene un avvicinamento spirituale. Un cammino che nella mia mente consacra in via definitiva ciò che il mio desiderio di libertà quassù non solo prende forma ma che vede spiragli di luce in un orizzonte ancora lontano.
Malga Zannes, il Gampenwiese e le varie malghe turistiche di questa meravigliosa valle sono già storia raccontata. Dal Monte Poma alla Brogles Alm che in questo mio nuovo contesto si proiettano verso la bellezza delle Odle e di tutti quei riferimenti naturali indimenticabili già vissuti. La mia meta è qualcosa che esce definitivamente da tutto ciò che in determinati periodi richiama il turismo di massa. La Worndlelock Alm è la purezza e la solitudine, quella vera, che unisce a se l'uomo e l'animale.
Non voglio seguire nessun schema definito, nessun sentiero ma seguire unicamente il mio istinto muovendomi con la massima libertà e guardare unicamente verso la Gampen Alm come punto logistico per la giornata.
Giornata grigia ma non fredda. Cammino attraverso boschi e ampie distese prative che nelle quote maggiori si espandono al cielo. Le Odle per l'intera giornata nascoste da un cappello di nuvole grigie a renderle estranee a questi miei momenti. Pochi escursionisti seguono il mio sentiero fino alla Gampen Alm. Quasi nessuno che oltre guarda non solo alla mia malga ma anche a quella meta sicuramente più ambita del Rifugio Genova e del Col de Poma.
Un caffè alla Gampen prima di iniziare quell'ultimo tratto di sentiero che guarda verso la mia meta, il mio senso di libertà. Quattro chiacchiere con il gestore della Gampen che si dimostra subito disponibile su delle domande in merito ad alcune foto d'epoca del territorio e di quella che la Gampen era più di cinquant'anni fa. Un altro mondo, per una montagna lontana e che tanto mi manca da un punto di vista spirituale.
Guardo verso il Col de Poma, verso il Rifugio Genova già ben visibile mentre alle mie spalle le Odle si allontanano sempre più. Di loro rimane ben poco da osservare se non quella loro riconoscibile base rocciosa, mentre le nuvole rimangono ferme senza lasciarmi nessun spazio visivo verso quei meravigliosi versanti maggiori, quelli delle quote che svettano direttamente verso il cielo. Ampie distese prative, malghe e piccoli fienili privati. Tutto rimane fermo e abbracciato da un silenzio quasi eterno.

Prati ben curati, dove la mano dell'uomo si è già operata per quell'ultimo taglio di stagione e per le dovute scorte invernali nelle stalle dei paesi più a valle. Ampie e staccionate in legno a definire i vari appezzamenti territoriali e di proprietà, che con i boschi colorati di stagione assumono l'aspetto di un meraviglioso quadro naturalistico. Solo un leggero vento che accolgo con grande piacere. Una dolce carezza che sembra voluta da Madre Natura e rendermi così partecipe di questo suo mondo così esclusivo e ricco di buoni propositi.
Il Col de Poma, e quella sua croce del tutto particolare vista la quota, rimangono ancora libere dalle nuvole che dai versanti delle Odle sembrano spinte verso Nord, verso questi miei versanti maggiori. Senza tenere conto della mappa e della via più semplice, risalgo la base di questo suo crinale completamente prativo. Raggiungo un paio di cambi di sentiero, ma senza tenere conto di questi importanti riferimenti e seguire quel suo angolo nascosto da ogni vista umana. La spensieratezza e la pace divengono con la mia Anima le compagne più belle di questi istanti.
La forte alchimia instaurata con questa valle prende sempre più vita. Ancora un paio di giorni per chiudere per questo Autunno il mio personale rapporto con la Funes e percepire, ora, una strana sensazione che vivo e sento con grande piacere. Non fa nulla se improvvisamente il meteo sembra girarsi in modo negativo. Le nuvole prendono la scia di una brezza che dai versanti minori della valle dirottano quassù cumuli grigi pronti a scaricare pioggia o, visto anche le temperature molto basse, quei primi e sporadici segnali che profumano di un leggero e timido biancore.
"Nulla mi preoccupa, come nulla ora potrà cambiare qualsiasi mio piano personale."

Un leggero cambio di direzione che sulla destra guarda a un'improvvisa gola che nell'immediato scende verso quelle ben tenute distese prative e che accudiscono la meravigliosa presenza della Worndlelock Alm. Rimango ancora per cinque minuti rapito da questa sommità. Rimango rapito dall'ambiente che più in quota mi permette di osservare l'intera struttura della malga e soprattutto dell'intero angolo di Paradiso che la ospita, laggiù leggermente al di sotto dei miei piedi. L'emozione è immensa, mi sento in pace con me stesso.

Zaino a terra, come di consueto. Mangio e bevo qualcosa mentre inizio a prendere un po di confidenza con tutto ciò che ora mi "ospita". Trovo così la giusta dimensione per rendere la Worndlelock parte essenziale di questi momenti, che nel mio animo più profondo divengono la mia vita. Una malga dedita unicamente al tipico alpeggio estivo, ora lasciata sola da qualche settimana dove respirare ancora quel filo di energia lasciato quassù da animali in perfetta sintonia con l'uomo.

Nel silenzio assoluto vivo ogni mio istante, muovendomi liberamente all'interno di quei suoi recinti, di quei spazi prativi intensi e che con grazia guardano verso i versanti maggiori che da un lato guardano al Col de Poma per aprirsi come per miracolo verso la Val di Funes, con una prospettiva eccezionale delle Odle. Non è un caso questa sua locazione geografica così perfetta. Non penso minimamente a un possibile ragionamento da parte di chi ne pose la prima pietra senza seguire una logica, senza valutare inizialmente quei punti di vista che seguendo il mio istinto rimangono unici per un luogo unico.
Ogni minimo particolare, ogni elemento naturale presente esprime al meglio ogni mio singolo pensiero di libertà, di quella pace interiore in cui per l'ennesima volta il contatto che ho con questa Natura si traduce come il giusto equilibrio per quella vita che giorno dopo giorno, laggiù all'interno della "jungla" della mia quotidianità, viene sempre meno.
"La frenesia è diventata la cifra distintiva del nostro tempo. Lavoriamo di corsa, comunichiamo di corsa, consumiamo di corsa. I ritmi della vita quotidiana sono scanditi da notifiche, scadenze e obiettivi da raggiungere, spesso senza la possibilità di fermarsi a riflettere sul senso di ciò che facciamo. Il progresso, che prometteva libertà e comodità, sembra aver generato anche nuove forme di schiavitù: quella del tempo, della produttività e dell’immagine.
In questo contesto, l’individuo moderno è spesso diviso tra desiderio di successo e bisogno di equilibrio. Da un lato, la società spinge verso l’efficienza, la competitività e l’apparenza; dall’altro, cresce la consapevolezza dell’importanza di rallentare, di riscoprire il silenzio, la natura e le relazioni autentiche. Il paradosso della modernità è proprio questo: più strumenti abbiamo per semplificarci la vita, più la nostra esistenza sembra complicarsi.
Forse, il vero atto rivoluzionario nel mondo moderno non è correre più veloce, ma imparare a rallentare. Riscoprire la lentezza come forma di libertà, come spazio di pensiero, come tempo per vivere davvero".

Questa mia riflessione riesco a elaborarla in questi istanti cui, passo dopo passo, entro nell'anima di questo luogo e della semplicità di questa struttura. La semplicità certo, quella che nei miei sentimenti più intimi vede in ogni minimo particolare di ciò che ora mi viene "donato", alcuni lati importanti da definire come il "vero senso della vita".
Un prato ben tenuto, i panorami che mi proiettano verso quei lontani tratti boschivi colorati di un Autunno indimenticabile. La malga stessa e le sue stalle esterne, come le staccionate in legno che per una lunga e calda Estate sono stati il Paradiso terreno di un mondo ancora fortunatamente lontano dalla "jungla". E' irrilevante il cielo grigio e in alcuni istanti minaccioso di pioggia o altro. E' irrilevante il pensiero di rientrare a breve in quella dimensione dove la pace e la serenità divengono nuovamente soffocati dal caos e dalla frenesia. Tutto ciò che potrebbe risultare negativo o nocivo ora è irrilevante.
Worndlelock Alm - anima di malga
Le malghe di montagna rappresentano uno dei simboli più autentici delle terre alpine. Queste antiche strutture, spesso poste su pascoli d’alta quota, nascono come luoghi di lavoro stagionali dove, nei mesi estivi, i malgari conducono il bestiame per sfruttare i ricchi prati di montagna e produrre formaggi, burro e altri prodotti caseari d’eccellenza.
Un patrimonio culturale vivente
Le malghe di montagna sono molto più di semplici strutture rurali: sono scrigni di memoria e laboratori di futuro. Visitarle significa sostenere pratiche agricole sostenibili, custodire un sapere antico e riscoprire il legame profondo tra uomo, natura e tradizione. Camminare fino a una malga significa abbracciare un turismo lento e responsabile, rispettoso della natura e delle comunità locali. È un ritorno all’essenziale, lontano dai ritmi frenetici della vita quotidiana.

Le malghe non sono soltanto strutture economiche, ma luoghi dove si preserva un patrimonio culturale immateriale: storie, dialetti, tecniche artigianali, antiche consuetudini legate alla montagna e ai suoi cicli naturali. La vita in malga segue ritmi che la modernità ha quasi dimenticato. Ogni giorno, all’alba, il bestiame viene condotto al pascolo, il latte viene munto e trasformato in prodotti freschi e genuini secondo metodi tramandati da generazioni. La manualità, l’esperienza e la conoscenza del territorio sono elementi fondamentali per garantire qualità e autenticità.
Un grande arrivederci
E' così che vivo gli ultimi istanti all'interno di questa meravigliosa e indimenticabile valle. La Val di Funes mi ha accolto per la "mia" prima volta a braccia aperte. Con quei sorrisi e quella spontanea umiltà di Karin, titolare del Garni Veltierhof, che per un periodo importante della mia vita mi ha offerto ospitalità e il piacere di un confronto diretto con una cultura ricca di tradizioni e di quel senso di appartenenza storica come in pochi luoghi ho percepito.

La Worndlelock Alm è l'ultimo tassello di vita e di una serie di esperienze che mi hanno accompagnato lungo la Adolf Munkel Weg, al Rifugio Genova e al Col de Poma e che nelle Brillenscaf mi hanno avvicinato alla storia culturale dell'intera valle. Le chiese di San Giovanni Ranui e Santa Maddalena, come le Odle stesse e le sue malghe che lungo quelle selvagge pendici rocciose hanno espresso tutto lo spettacolo naturale della Val di Funes.
Buona parte dell'Autunno in Funes. Stagione indimenticabile per un luogo indimenticabile. Un arrivederci dettato con il cuore e dove promettere all'Anima mia di tornarci nuovamente, in attesa di quell'Inverno ormai alle porte e vivere nuovamente la magia di un mondo che ancora oggi si tiene lontano dalla "jungla" della frenesia moderna.
Stefano





















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